Vent’anni fa moriva a Nashville – nel Tennessee – il grande cantante, chitarrista e attore americano.
«Nel ’57 scrissi una canzone chiamata Old Apache Squaw e poi mi dimenticai il cosiddetto movimento di protesta indiano per qualche tempo, ma nessun altro sembrava volerne parlare» (Johnny Cash)
«DJ, direttori, proprietari di radio… dov’è il vostro coraggio? Ho dovuto indietreggiare quando ho capito che così tante stazioni radio erano spaventate da Ira Hayes. Solo una domanda: Perché? Ira Hayes è una medicina potente… come Rochester, Harlem, Birmingman e il Vietnam» (J. Cash, 1964, in una lettera aperta pubblicata su «Billboard Magazine»)
«Indosso il nero per i poveri e gli oppressi, che vivono nel lato disperato ed affamato della città. Lo indosso per il detenuto che ha a lungo pagato per il suo crimine, ma è lì, perché è una vittima dei tempi» (J. Cash, 1971)
«L’ho odiata fin dal primo giorno e ora mi rifiuto di ammettere di ricordarne le parole. È stato imbarazzante. Ogni tanto faccio cose imbarazzanti, come tutti. È bene far sapere alla gente che hai il senso dell’umorismo» (J. Cash, 1988, sulla canzone autoparodistica The Chicken in Black)
«Credo di essere percepito dalla gente come un cantante country conservatore che vive da qualche parte nel Sud. Il pregiudizio errato è che io sia un provinciale, e a volte dicono perfino che io sia un redneck, e, Dio mi scampi, un bigotto»
Nato a Kingsland – nell’Arkansas – nel 1932 cantante, cantautore, chitarrista ed attore, è stato interprete di numerose canzoni country, folk e di celebri talking blues.
Fu soprannominato “The Man in Black” per via della sua netta predilezione per gli abiti neri. Di qui il titolo del suo celebre album del 1971 e della sua autobiografia.
Tradizionalmente, cominciava i suoi concerti con la frase «Hello, I’m Johnny Cash» seguita dall’esecuzione di Folsom Prison Blues. È stato uno fra i pochi cantanti al mondo ad aver venduto oltre novanta milioni di dischi.
Nonostante sia ricordato soprattutto come una icona della musica country, il suo vasto repertorio spazia attraverso generi quali rock and roll, rockabilly, blues, folk e gospel. Tale poliedricità di stili gli valse l’onore (piuttosto raro) di esser introdotto nella Country Music Hall of Fame and Museum, nella Rock and Roll Hall of Fame, nonché nella Gospel Music Hall of Fame.
Le sue canzoni affrontano tematiche quali il dolore, l’afflizione morale e, soprattutto nell’ultima parte della sua carriera, il riscatto. Fra i suoi brani più celebri ricordiamo I Walk the Line, Ring of Fire, Get Rhythm, ed i già citati Folsom Prison Blues e Man in Black.
Nonostante la sua immagine malinconica ed autorevole, incise anche alcuni brani dal taglio umoristico – One Piece at a Time e A Boy Named Sue -, duetti con June Carter (1929-2003), sua futura moglie, e sorprendenti performances di brani di artisti rock contemporanei, come Hurt dei Nine Inch Nails, Personal Jesus dei Depeche Mode, Rusty Cage dei Soundgarden e One degli U2.
J. Cash, nella musica popolare americana del secondo Novecento, è stata una figura decisamente atipica e difficilmente “classificabile” (ammesso e non concesso che il provare a lanciarsi in una operazione di questo tipo avrebbe senso). Pur essendo un cristiano dalle convinzioni evangeliche tradizionali, era rispettato da icone della cultura alternativa, nonché da importanti figure della cultura dominante.
Fra gli altri album ricordiamo Johnny Cash with His Hot and Blue Guitar (1957), The Fabolous Johnny Cash (1958), Sings the Songs That Made His Famous (1958), Greatest! (1959), Hymns by Johnny Cash (1959), Songs for our Soil (1959), Johnny Cash Sings Hank Williams (1960), Ride This Train (1960), Now, There Was a Song! (1960), Now Here’s Johnny Cash (1961), The Lure of the Grand Canyon (1961), Hymns from the Heart (1962), The Sound of Johnny Cash (1962), Blood, Sweat and Tears (1963), The Christmas Spirit (1963), The Original Sun Sound of Johnny Cash (1964), Bitter Tears: Ballads of the American Indian (1964), Orange Blossom Special (1965), Sings the Ballads of the True West (1965), Everybody Loves a Nut (1966), Happyness is You (1966), Carryin’ On with Johnny Cash and June Carter (1967), From Sea to Shining Sea (1968), The Holy Land (1969), Hello, I’m Johnny Cash (1970), A Thing Called Love (1972), America: A 200-Year Salute in Story and Song (1972), The Johnny Cash Family Christmas (1972), Any Old Wind That Blows (1973), Johnny Cash and His Woman (1973), Ragged Old Flag (1974), The Junkie and the Juicehead Minus Me (1974), The Johnny Cash Children’s Album (1975), Sings Precious Memories (1975), John R. Cash (1975), One Piece at a Time (1976), The Last Gunfighter Ballad (1976), The Rambler (1977), I Would Like To See You Again (1978), Gone Girl (1978), Silver (1979), Rockabilly Blues (1980), The Baron (1981), The Adventures of Johnny Cash (1982), Johnny 99 (1983), Rainbow (19869, Johnny Cash is Coming to Town (1987), Water from the Wells of Home (1988), Boom Chicka Boom (1989), The Mystery of Life (1991), American Recordings (1994), Unchained (1996), American III: Solitary Man (2000), American IV: The Man Comes Around (2002), Johnny Cash and Friends (2002), Unearthed (2003).
My Mother’s Hymn Book (2004), American V: A Hundred Highways (2006), American VI: Ain’t No Grave (2010) e Out Among the Stars (2014) sono usciti postumi
Il film biografico
Nel novembre 2005 arriva nelle sale cinematografiche americane Walk the Line (Quando l’amore brucia l’anima – 2005) di James Mangold, interpretato da River Phoenix nel ruolo di J. Cash e da Reese Witherspoon (Oscar come Miglior Attrice Protagonista) in quello di June Carter.
L’incendio della casa di Hendersonville
La casa di J. Cash e June Carter a Hendersonville (sul lago Old Hickory, a circa trenta km da Nashville) fu costruita su tre piani nel 1967 in legno, pietra e mattoni rossi dall’architetto Braxton Dixon. Vi abitarono dall’anno seguente. La dimora – i cui interni appaiono anche nell’ultimo video di J. Cash, Hurt (premiato postumo nel 2004 con il Grammy Award) – è andata distrutta in un incendio nell’aprile 2007 mentre erano in corso gli ultimi lavori di ristrutturazione.
Dal 2006 era di proprietà di Barry Gibb, leader del gruppo Bee Gees, che si era impegnato a conservarla in onore del grande cantante country. Sarebbe dovuta diventare la casa estiva del nuovo proprietario, alla ricerca di un “buen retiro” in cui rifugiarsi a comporre nel periodo degli uragani di Miami.
J. Cash e June Carter possedevano anche una casa in Giamaica ed un’altra nel Tennessee, ma consideravano quella di Hendersonville la loro dimora principale, a tal punto che verrà celebrata anche da sua figlia Rosanne Cash nella canzone House on the Lake, che fa parte dell’LP Black Cadillac.
Curiosità
Il nome di J. Cash viene citato in Apollo 13 (1995) di Ron Howard; nella serie Stargate Atlantis (2004-2009) John Shepperd, il protagonista della serie, ha un poster di J. Cash nella sua stanza nella città di Atlantide; nel giugno 2013 fu messo in vendita un francobollo – in edizione limitata – con l’effige di J. Cash. Il francobollo mostra una foto promozionale di Cash risalente al 1963 e scattata in occasione della pubblicazione dell’album Ring of Fire: The Best of Johnny Cash; nello stesso anno viene citato nella serie tv gallese Hinterland. Nel corso della prima puntata il detective Tom Mathias, giunto sulla scena di un crimine, vede un uomo vestito con un lungo cappotto nero e chiede ad un suo collaboratore: «Who’s Johnny Cash?»; fu utilizzata la versione di Cash del brano Ain’t No Grave per la promozione dell’incontro fra The Undertaker e Triple H a WrestleMania XXVII; nel 2015 una nuova specie di tarantola nera fu identificata nei pressi del carcere di Folsom e denominata “Aphonopelma johnnycashi”.
Johnny Cash è stato anche attore cinematografico e televisivo. Lo ricordiamo soprattutto in tre performances superlative: quella del gangster Johnny Cabot in Five Minutes to Live (1961) di Bill Karl, in cui recita con Ron Howard bambino (aveva sette anni); del pistolero Abe Cross nel western A Gunfight (Quattro tocchi di campana – 1971) di Lamont Johnson, con Kirk Douglas; del cantante country-folk Tommy Brown in Swan Song (Il canto del cigno – 1974) di Nicholas Colasanto, ottimo episodio della serie Columbo (Il tenente Colombo – 1971-78). Il personaggio è piuttosto biografico e qualcuno scrisse giustamente che «Tommy Brown “è” Johnny Cash».
Il dialogo finale con il tenente Colombo (il grande Peter Falk), di notte, in un bosco di montagna, è giustamente passato alla storia della tv americana.
Tommy Brown/Johnny Cash: «Tenente, non ha paura di starsene qui da solo con un assassino?».
Tenente Colombo/Peter Falk: «Affatto. Ero sicuro che lei, presto o tardi, avrebbe confessato».
Tommy Brown: «Sì, avrei confessato. Perché non ce la facevo più, e sono contento che sia finita».
Tenente Colombo: (dopo aver acceso l’autoradio e fatto partire la musicassetta con la canzone I Saw the Light): «Lo sente? Un uomo che canta con questa voce non può essere del tutto cattivo»
Fra gli altri film ricordiamo The Road to Nashville (1967) di Will Zens, The Gospel Road (1974) di Robert Elfstrom, Thaddes Rose and Eddie (Una vera amicizia – 1978) di Jack Starrett, Kairei (1983) di Masahisa Sadanaga, The Last Days of Frank and Jesse James (Gli ultimi giorni di Frank e Jesse James – 1986) di William A. Graham.
In televisione, oltre al già citato episodio di Il Tenente Colombo, è apparso anche in La casa nella prateria (1977), La signora del West (quattro episodi fra il 1993 e il 1997), Renegade (1996) e I Simpson (1997).
The Man in Black muore nel settembre 2003 all’età di settantuno anni. Riposa accanto a June Carter – scomparsa quattro mesi prima di lui a settantaquattro anni – nell’Hendersonville Memory Gardens, a Hendersonville.