25 anni senza Frank Capra, regista di “Mr Smith va a Washington” e “Arriva John Doe”

Venticinque anni fa, il 3 settembre 1991, moriva il grande Frank Capra. Nato a Bisacquino (PA) nel maggio 1897, Francesco...

foto Carlo Riccardi
Frank Capra negli anni Sessanta

Venticinque anni fa, il 3 settembre 1991, moriva il grande Frank Capra.

Nato a Bisacquino (PA) nel maggio 1897, Francesco Rosario Capra – poi americanizzato in “Frank Capra” -, ultimo di sette figli emigra negli Stati Uniti nel 1903, stabilendosi a Los Angeles.

Nel cinema di Capra non è presente alcuna traccia delle sue origini siciliane. Lui stesso afferma di non avere alcun ricordo dei suoi primi anni di vita in Italia (“quando partimmo da Palermo e arrivammo nell’oceano aperto, era una cosa così meravigliosa che tutta la memoria precedente era scomparsa. Quello è il momento originario. Da lì parte la mia memoria”).

Tuttavia, si tratta di un “rimosso” che, in un certo qual modo, affiora – proprio per via della sua assenza – nel suo “iper-americanismo”, nel suo volenteroso patriottismo da immigrato di prima generazione. Saranno invece gli italiani di seconda generazione, i protagonisti della cosiddetto “New American Cinema” degli anni Sessanta e Settanta  – su tutti Francis Ford Coppola e Martin Scorsese – a riscoprire le radici.

Dopo studi universitari di ingegneria chimica presso il Throope Institute (il futuro California Institute of Technology) l’incontro con il mondo del cinema avviene in maniera piuttosto casuale. Nel ’21 dopo un paio d’anni di piccole esperienze – non accreditate – di aiuto-regia, si propone come regista a Walter Montague, produttore dei Fireside Studios, dirigendo il cortometraggio Fultah Fisher’s Boarding House.

Negli anni successivi lavora come “tuttofare del set” svolgendo vari incarichi (trovarobe, impiegato in un laboratorio di sviluppo e stampa, assistente al montaggio) fino a diventare autore di gags e sceneggiatore per la serie comica Our Gang, prodotta da Hal Roach. Comincia la sua formazione come regista alla Keystone sotto la guida di Mack Sennett, dopodiché lavora alla First National con il comico Harry Langdon, per il quale dirige La grande sparata, la sua prima regia di lungometraggio, e Le sue ultime mutandine. Si tratta di un sodalizio professionale proficuo, ma di breve durata, per via di divergenze artistiche e ambizioni personali.

Dopo la realizzazione di Per l’amore di Mike, suo ultimo film per la First National, approda alla Columbia. Si tratta di un incontro destinato a lasciare il segno nella storia del cinema. Entrambe le parti ne ricavano la massima soddisfazione: la Columbia, in cerca di affermazione su un mercato dominato dalle cosiddette “Big Five” (Metro Goldwyn Mayer, Warner Bros, Paramount, 20th Century Fox, RKO), concede al giovane Capra, in cerca di una legittimazione professionale, un’autonomia che sarebbe impossibile da ottenere in un’altra major e, in cambio, ne ottiene una serie di film che costano poco (con l’unica eccezione dell’esotico Orizzonte perduto) e rendono molto, e sono fra i maggiori successi cinematografici degli anni Trenta.

Frank Capra ha così la possibilità di raggiungere la piena maturità registica e poi di conquistare la fama e la definitiva consacrazione con ben tre Oscar alla Miglior Regia nel giro di quattro anni (nel ’35, ’37 e ’39).

Tuttavia, prima di arrivare agli Oscar, il giovane Frank Capra aveva fatto il suo “percorso” una tappa per volta. Dopo le comiche seriali, sarà la volta di alcuni b-movies. Fra il ‘27 e il ‘28 girerà addirittura sette film (da That Certain Thing a Il potere della stampa) a ritmo serratissimo (la “tabella di marcia” prevedeva sei settimane per ogni film – due per scriverlo, altre due per girarlo e le ultime due per montarlo), acquisendo così l’abitudine all’assoluto rispetto dei tempi previsti per la realizzazione di un film e del budget a disposizione. Lui stesso affermerà:

“Lavorare con poco, e il rapporto con la gente, mi hanno fatto crescere. Se hai tutto, è facile. Ma se hai poco, è una lezione di vita. Nessuno dei miei film ha superato il budget previsto. Perché ero abituato al poco”.

Fra il ’28 ed il ’31 realizza una trilogia di film d’avventura incentrata sul progresso tecnologico: Femmine del mare (1928), Diavoli volanti (1929) e Dirigibile (1931), tre variazioni sullo stesso tema con la stessa coppia di personaggi, e interpretati dagli stessi attori (il giovane Ralph Graves e il maturo Jack Holt).

Nel frattempo, nell’ottobre del ’27, era uscito nelle sale cinematografiche Il cantante di Jazz, primo film sonoro della storia del cinema, e che segna l’inizio di un passaggio epocale Una così radicale evoluzione di un mezzo espressivo dalla storia ancora breve, quasi in contemporanea all’arrivo della grande crisi economica del ’29, farà molte “vittime” fra i protagonisti del cinema muto, travolti dall’inesorabile progresso tecnologico, mentre per Frank Capra, all’epoca giovane e non ancora affermato, ciò si rivelerà una grande occasione per dimostrare le sue abilità registiche. Nella sua autobiografia – uscita nel 1981 -, lui stesso scriverà:

“Il sonoro non mi spaventava, soprattutto perché, paradossalmente, quello che conosci bene non ti spaventa. Ma non ti può spaventare neanche quello che non conosci per niente”.

Il primo esperimento con il sonoro sarà l’ibrido La nuova generazione (1929), saga familiare ambientata nel Lower East Side di New York, con alcune scene mute, altre con il sonoro in presa diretta o post-sonorizzate, mentre il suo primo film interamente sonoro è la detective story L’affare Donovan (1929).

La sua fase di passaggio verso la maturità registica  è rappresentata dai suoi quattro film interpretati da Barbara Stanwyck (la futura, grandissima, “dark lady” di Double Indemnity – 1944 – di Billy Wilder, scritto dallo stesso Wilder insieme a Raymond Chandler – il creatore del detective Philip Marlowe – e interpretato anche da Fred MacMurray e Edward G. Robinson) , la prima vera “star” del cinema di Frank Capra: Femmine di lusso (1930),  La donna del miracolo (1931), Proibito(1932), nonché l’esotico L’amaro tè del generale Yen (1933), che sarà un insuccesso commerciale. Gli ultimi due film, sotto il prolifico stilistico, sono piuttosto differenti da quello che sarà il successivo – e più noto – Frank Capra, in quanto risentono fortemente della “competizione” fra Barbara Stanwyck e Marlene Dietrich e dell’imitazione dello stile di Josef von Sternberg, il quale, in quegli anni dirige film quali Marocco (1930) Venere bionda (1932) e Shanghai Express (1933), entrambi interpretati da Marlene Dietrich In tale periodo della carriera di Frank Capra troviamo anche La donna di platino (1931), commedia che lancerà Jean Harlow come attrice brillante.

Dopo aver realizzato La follia della metropoli (1932) e Signora per un giorno (1933), con cui ottiene la Nomination all’Oscar per la Miglior Regia, il ‘34 segnerà la svolta decisiva per la sua carriera. Accadde una notte, uno fra i prototipi della cosiddetta “screwball comedy” americana degli anni Trenta (sottogenere della commedia che, negli anni successivi raggiungerà vette quali Il diavolo è femmina – 1935 – di George Cukor, Incantesimo – 1938 -, anch’esso diretto da George Cukor, Susanna – 1938 – di Howard Hawks, o Scandalo a Philadelphia – 1940 – di George Cukor) sarà un grandissimo – e inaspettato – successo, il primo film della storia del cinema a conquistare i cinque maggiori Oscar (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura, Miglior Attore Potagonista – un Clark Gable pre Via col vento – e Miglior Attrice protagonista – Claudette Colbert) e farà di lui uno fra registi più importanti di Hollywood.

Nei suoi film, Frank Capra, riuscirà a rappresentare come nessun altro quel decennio – gli anni Trenta – segnato dalla cosiddetta “Grande Depressione” ma anche dal “New Deal” dell’allora Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, un’epoca vissuta con disperazione ma anche speranza, fra conflitti e solidarietà. I suoi film realizzati fra il ‘36 e il ‘41, ( È arrivata la felicità – 1936 -, interpretato da Gary Cooper e Jean Arthur, Orizzonte perduto – 1937 -, con Ronald Colman e Jane Wyatt, L’eterna illusione – 1938 -, con James Stewart e Jean Arthur, Mr Smith va a Washington – 1939 -, anch’esso interpretato da James Stewart e Jean Arthur, Arriva John Doe – 1941, con Gary Cooper e Barbara Stanwyck)  otterranno complessivamente ben trentuno Nomination agli Oscar, ne vinceranno sei, e saranno regolarmente dei grossi successi commerciali (Mr Smith va a Washington sarà addirittura il secondo incasso dell’anno).

La posizione di rilievo raggiunta nell’ambiente cinematografico americano è dimostrata anche dal riconoscimento ottenuto all’interno delle associazioni di categoria. Dal ’35 al ’39 ricoprirà infatti  la carica di presidente della Motion Picture Academy, mentre, dal ‘39 al ’41, quella di presidente della Screen Directors Guild. In questa seconda veste guida le rivendicazioni dei registi, per il riconoscimento del loro ruolo centrale nel processo produttivo. In una lettera aperta al New York Times, scrive che “il novanta per cento [dei registi] non ha voce in capitolo né sul soggetto, né sul montaggio” e che solo una mezza dozzina di loro ha una vera autonomia.

All’inizio del nuovo decennio, la  Columbia appare non più all’altezza delle ambizioni di Frank Capra, il quale, a partire da Arriva John Doe, sperimenterà la produzione indipendente e, insieme a Robert Riskin – il suo sceneggiatore di fiducia – fonderà la Frank Capra Productions e stringe un accordo con la Waernes Bros per la distribuzione del film.

Gli anni della Seconda guerra mondiale, eccezion fatta per la parentesi di Arsenico e vecchi merletti (1944), tratto da una pièce teatrale di Joseph Kesselring e interpretato da  Cary Grant e Priscilla Lane segneranno una netta rottura nella sua carriera. Fra il ‘42 e il ‘45 si arruola nell’esercito degli Stati Uniti, e, su invito del generale George C. Marshall – l’allora Capo di Stato Maggiore – per coordinare la propaganda bellica attraverso il cinema. Per conto del Dipartimento della Difesa supervisionerà la realizzazione della serie di documentari Why We Fight, finalizzati ad informare le giovani reclute sulle cause della guerra a cui sono chiamate a partecipare.

Pur trattandosi soprattutto di un lavoro di montaggio di materiale di repertorio, il primo episodio della serie (Preludio alla guerra – 1943) otterrà l’Oscar come Miglior Documentario (ex aequo con altri tre documentari analoghi, fra cui The Battle of Midway di John Ford).

Tuttavia, Nel mondo del dopoguerra (un mondo in rapida trasformazione), Frank Capra appare troppo attaccato ad uno stile che sta per esser superato. All’inesorabile declino della sua carriera contribuiranno le difficoltà dell’indipendenza produttiva. La Liberty Films, fondata nel ‘45 insieme Samuel J. Briskin – ex produttore e capo della Columbia – e ai registi William Wyler e George Stevens, avrà vita molto breve, e, già due anni dopo, – nel  – verrà ceduta alla Paramount Pictures a causa dell’insuccesso de La vita è meravigliosa (1946), interpretato da James Stewart e Donna Reed e che, insieme al successivo Lo stato dell’Unione (1948), rappresenterà una sorta di “testamento”.

Nei dieci/dodici anni successivi, mentre al cinema sarà uno fra i rarissimi registi che realizzano in prima persona rifacimenti dei propri film (La gioia della vita – 1950 -, remake del suo Strettamente confidenziale – 1934 – e Angeli con la pistola – 1961 -, suo ultimo film, interpretato da Glenn Ford, Bette Davis, Hope Lange, e da un giovane Peter Falk pre Tenente Colombo, e remake di Signora per un giorno – 1933), oltre a film medi quali È arrivato lo sposo (1951) e Un uomo da vendere (1959), sperimenterà anche la televisione. Fra il ‘56 e il ‘58, per la Bell System, realizzerà una serie di documentari didattici di carattere scientifico (Our Mr. SunHemo the MagnificentThe Strange Case of the Cosmic RaysThe Unchained Goddess).

Fra i progetti mancati, ricordiamo il fatto che nel ’34,l per la Metro Goldwyn Mayer, avrebbe dovuto dirigere Soviet, che avrebbe dovuto esser interpretato da da Clark Gable e Joan Crawford. Se tale film non verrà mai realizzato, in altri casi si vedrà togliere il progetto e subentreranno altri registi (Julien Duvivier dirigerà il celebre Don Camillo – 1952 -, William Wyler Vacanze romane – 1953 – ed il western La legge del Signore – 1956, conosciuto anche con il titolo L’uomo senza fucile  -, Henry Hathaway Il circo e la sua grande avventura – 1964 -, Franklin J. Schaffner L’amaro sapore del potere – 1964 -, John Sturges Abbandonati nello spazio – 1969).

A partire dagli anni Sessanta Frank Capra si ritirerà a vita privata a La Quinta – in California – e, conclusa la carriera cinematografica, nei successivi vent’anni terrà numerose conferenze presso le scuole e in occasione di incontri, presentazioni e Festival cinematografici.

Nell’82, nel corso di una serata in onore del vecchio regista organizzata dall’American Film Institute James Stewart (1908-1997), protagonista dei già citati L’eterna illusione, Mr Smith va a Washington e La vita è meravigliosa, affermerà: “Di tutti i film che ha fatto, la storia più incredibile è proprio la sua vita. Piena di altri e bassi, su e giù come sulle montagne russe. Poteva avvenire solo in America”.

 

 

 

Alessandro Poggiani

Alessandro Poggiani

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da vent'anni circa, ha lavorato come battitore per libri, saggi ed articoli, e come segretario di produzione per un docufilm su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore, con la Dino Audino editore e con AGR. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e fotografo in occasione di incontri, dibattiti, presentazioni di libri, fiere librarie, vernissages e spettacoli teatrali.