A Spazio 5 mercoledì 25 alle 18.30 anteprima-evento per il libro “Non dimenticare, non odiare” con il dialogo condotto da Roberto Ippolito.
A Spazio 5 mercoledì 25 alle 18.30 anteprima-evento per il libro “Non dimenticare, non odiare” con il dialogo condotto da Roberto Ippolito.
L’invito è doppio: “Non dimenticare, non odiare”. E’ contenuto nel titolo del libro, pubblicato dalla Dalai Editore, di Eugenio Occorsio, giornalista di punta dell’economia a “La Repubblica”. Il libro ricostruisce l’uccisione del padre, Vittorio, sostituto procuratore di Roma, vittima del terrorismo nero il 10 luglio 1976. La presentazione di Eugenio Occorsio, in anteprima assoluta, in un dialogo con Piero Luigi Vigna, il magistrato che indagò sull’assassinio. Conduttore lo scrittore e giornalista Roberto Ippolito. L’incontro mercoledì 25 gennaio 2012 alle 18.30 nello Spazio5 (via Crescenzio 99/d, Roma) ideato dal fotografo Maurizio Riccardi attivo con Agrpress.
Vittorio Occorsio, classe 1929, famiglia napoletana, era un uomo di sani principi e grande volontà. E stato ucciso sotto casa a colpi di mitra da un commando di Ordine Nuovo, formazione neofascista dalle ramificazioni inquietanti, una tra le più feroci a operare negli anni di piombo. L’esecutore materiale del delitto è stato Pier Luigi Concutelli, che ha ricevuto una condanna all’ergastolo. Ma la natura di questa “eliminazione” in verità non è ancora chiara.
L’incontro a Spazio5 (organizzato con la collaborazione della libreria Il Seme) è denso di emozione. Per Eugenio Occorsio è l’occasione di illustrare la ricostruzione degli avvenimenti contenuta nel libro parlando proprio con Vigna che lo stesso Concutelli tentò di uccidere mentre gli veniva data la caccia. Il sostituto procuratore assassinato indagava in contemporanea sui terroristi neri, sulle logge deviate, sulle responsabilità dei servizi nella strategia della tensione, sulla criminalità comune che con i neofascisti aveva tanti elementi da spartire. Vigna riprese il lavoro del collega caduto dal punto in cui lui l’aveva interrotto.
Pochi anni prima Vittorio Occorsio aveva scoperto le trame oscure del Sifar, e aveva istruito il primo processo su piazza Fontana lasciando l’indicazione di approfondire una serie di personaggi dell’estrema destra infiltrati nei circoli anarchici ritenuti responsabili della strage.
Sono passati trentacinque anni: Concutelli, vecchio e malato, è stato liberato, provocando l’indignazione di Vittorio junior, il nipote del giudice ucciso. E così il figlio del giudice, Eugenio, ventenne quando fu assassinato il padre, decide di raccontare il nonno e i suoi anni al nipote che non l’ha conosciuto. Ne nasce una riflessione generazionale sul lutto e la memoria. La prefazione al libro è di Eugenio Scalfari.
E la riflessione è sviluppata nello Spazio5 di Maurizio Riccardi con il dialogo con Vigna condotto da Ippolito. “Solo l’ossessione della verità” spingeva il magistrato ucciso, come scrive Eugenio Occorsio. Che, rivolgendosi al figlio, evidenzia i pesanti attacchi di oggi alla magistratura ma anche il bisogno “di moralità pubblica e privata, di partecipazione corretta alla vita del paese, di etica nella politica, di appalti assegnati correttamente e nomine a chi le merita, e quindi di conseguenza di entusiasmi dei giovani e consapevolezza serena degli anziani”.
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