La gueule de l’emploi, è sbarcata in Italia.
La commedia francese di Serge Da Silva, campione d’incassi al Théâtre Melo d’Amélie di Parigi – dove, dall’ottobre 2014 ad oggi, ha registrato uno straordinario successo di pubblico e di critica inducendo gli impresari a prorogare le repliche fino a giugno 2016 – ha debuttato in Prima Nazionale al Teatro Studio Uno – via Carlo della Rocca 6, in zona Tor Pignattara – giovedì 3 marzo 2016 e rimarrà in scena fino a domenica 20. Lo spettacolo è in esclusiva a Roma grazie al lavoro svolto da Virginia Acqua, traduttrice e regista della nuova versione italiana.
Non è la prima volta – sia a teatro sia al cinema – che una commedia francese che ha riscosso grande successo oltralpe viene portata in Italia con altrettanto successo. In campo cinematografico, in epoche piuttosto recenti, si pensi all’esilarante – e nello stesso tempo acuta e sensibile – Bienvenue chez les Ch’tis – Giù al Nord -, la commedia del 2008 scritta e diretta da Dany Boon e interpretata dallo stesso Boon, Kad Merad, Zoe Felix e Anne Marivin, e portata in Italia due anni dopo con Benvenuti al Sud di Luca Miniero, interpretato da Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro e Valentina Lodovino.
Il colloquio – questo il titolo della versione italiana di La gueule de l’emploi – interpretata in questo nuovo allestimento da Tommaso Arnaldi, Luca Basile e Ermenegildo Marciante, è una dissacrante commedia sopra le righe, che, con ironia e leggerezza, permette – cosa apparentemente tutt’altro che facile – di ridere su quello che è senz’altro uno fra i maggiori “incubi” delle nuove generazioni: il colloquio di lavoro.
In scena un brillante laureato in economia, un modesto e goffo ex-impiegato che si sposta con i mezzi pubblici e veste del tutto fuori moda, e un fanatico di arti marziali che adora Bruce Lee e Chuck Norris. Tre persone in apparenza diversissime tra loro, ma che, quel giorno, avranno con una cosa in comune: l’ossessiva ricerca di un posto fisso. Tre disoccupati da lungo tempo, che, dopo aver risposto allo stesso annuncio – che precisava “giacca e cravatta” – vengono convocati per sostenere il loro colloquio nello stesso ufficio, lo stesso giorno, e alla stessa ora, trovandosi così in competizione per la stessa posizione, quel posto che potrebbe finalmente dare una svolta alle loro vite.
Attuale in Francia così come in Italia, la drammatica questione della ricerca del lavoro è lo stimolo per costruire una commedia dai ritmi serrati, piena di gag e colpi di scena, in cui ognuno dei tre cercherà ad ogni costo di dimostrare di essere il candidato migliore, per meritarsi così il colloquio per l’unico posto disponibile.
Graffiante e corrosiva, anche al di là dei gusti personali che, ovviamente e legittimamente, ogni singolo spettatore ha, Il colloquio non può non sorprendere il pubblico per la sua sottile e acuta ironia, che, senza mai sconfinare nel lamento o nella “autocommiserazione”, induce a riflettere, una commedia fondata sull’equivoco che genera un vortice di situazioni tutt’altro che scontate. Un vortice in cui in ruoli si ribaltano continuamente e dove può avvenire tutto e il contrario di tutto.