“Le unioni civili non bastano”.
Con questo slogan, poco dopo le 15 di sabato 5 marzo, a piazza del Popolo a Roma GUARDA LE FOTO, è iniziata la manifestazione indetta dalle organizzazioni Lgbt per chiedere “pari diritti” a gay e lesbiche, dopo il primo via libera al Senato al ddl Cirinnà sulle unioni civili, considerato un primo passo ma ancora insufficiente. Piazza piena, musica e interventi dal palco, e tra la folla il simbolo “sveglia Italia” della manifestazione dello scorso 23 febbraio in cento piazze d’Italia o, in riferimento polemico ad una dichiarazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano, “Fiere di essere contronatura”.
“Siamo in piazza per rilanciare una battaglia di uguaglianza insieme alla società civile e all’Italia laica. Prendiamo quel poco che la politica ci ha concesso e auspichiamo che l’iter alla Camera si concluda rapidamente”, ha dichiarato Marilena Grassadonia, presidente della famiglie Arcobaleno. “La politica è davvero molto indietro rispetto alla società che dovrebbe rappresentare”, spiega Rosario Coco di Anddos. “Lo stralcio della stepchild adoption non ha colpito solo le famiglie e i bambini, ma rafforzato pregiudizi orribili che colpiscono tutte le persone Lgbt. Questa piazza è una piazza di tutti e di tutte. Lo dimostra la grande mobilitazione di queste ore”.
Non solo sigle arcobaleno – una quarantina -. All’iniziativa hanno aderito anche la Cgil, Amnesty International, Telefono Rosa, Arci, Sel e Rifondazione comunista. “Questa è una piazza che chiede di proseguire sui diritti civili straordinariamente connessi a quelli sociali e a quelli del lavoro. Quando c’è discriminazione dal punto di vista del riconoscimento civile, la ritroviamo anche nei luoghi di lavoro. Poi mi piacerebbe vivere in un Paese del riconoscimento e delle diversità”, ha dichiarato Susanna Camusso, leader Cgil, che ha partecipato alla manifestazione a piazza del Popolo.