Venerdì 29 aprile, a partire dalle 20 di sera, il marmo e l’acqua della Fontana di Trevi, nel cuore di Roma, si sono interamente tinti di rosso per ricordare le tantissime, troppe, vittime dell’odio verso la loro fede.
Assieme alla luce rossa sono state proiettate sulla fontana anche le immagini di cristiani perseguitati in tutto il mondo. Nel corso della serata sono intervenuti anche alcuni testimoni, apartire da monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo, la città simbolo del martirio della Siria.
Così uno dei monumenti di Roma più famosi al mondo, per una sera, è diventato il simbolo del sangue versato dai martiri cristiani in Medio Oriente e in tutto il mondo.
L’iniziativa è stata promossa da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) per richiamare l’attenzione sui milioni di perseguitati nel mondo per ragioni religiose, in particolare sui cristiani, i più colpiti dalle discriminazioni. “La sistematica violazione del diritto alla libertà religiosa, soprattutto a danno dei cristiani, deve diventare un tema centrale nel dibattito pubblico, onde evitare il rischio dell’indifferenza e la conseguente prosecuzione di un’intollerabile agonia”, si legge in una nota della Fondazione pontificia, nata nel 1947 per sostenere la Chiesa in tutto il mondo, con particolare attenzione laddove è perseguitata. Oggi la fondazione pontificia realizza circa 5.500 progetti umanitari e pastorali l’anno in oltre 150 paesi nel mondo.