Con l’inaugurazione il 20 settembre (dalle ore 17.00) della personale “Adagio Napoletano” della fotografa toscana Stefania Adami, riprendono gli appuntamenti con la fotografia di “Movimento Aperto”, lo spazio di via Duomo 290/c a Napoli dell’artista Ilia Tufano.
La mostra, atto d’amore per Napoli dove l’artista ha vissuto a lungo frequentando i Quartieri Spagnoli stringendo amicizia con i suoi abitanti, è allestita a cura di Giovanni Ruggiero (aperta fino al 12 ottobre il lunedì e il martedì dalle 17.00 alle 19.00 e il giovedì dalle 10.30 alle 12.30 e su appuntamento chiamando i numeri 3332229274 – 3356440700).
«Si vuje vulite bbene a ‘stu paese, fermateve ‘nu poco rint’’e viche, guardate rint’’e vasce e for’’e cchiese. Venite insieme a me, pe’ strade antiche, invece e cammenà vicino ô mare…», recitano i versi della canzone “Adagio Napoletano” del compositore e cantante napoletano Roberto Murolo. E così si chiama anche la ricerca ed il progetto fotografico, iniziato anni fa o forse da sempre, di Stefania Adami.
Un adagio, per i suoi ritmi lenti ma necessari per fermarsi, guardare e fissare l’emozione. Dove nasce questo amore? Lontano nel tempo. Quando la fotografa della Garfagnana si innamorò di Napoli. «All’età di 27 anni – racconta – lavoravo a Napoli ed abitavo appena sopra i Quartieri Spagnoli. La mattina, per non ritardare, attraversavo i Quartieri a passo svelto, spesso di corsa, ma sempre a testa bassa per non guardare e per non farmi notare. Ero la “furastiera” di una Napoli distante, televisivamente violenta e complicata. Ma, per fortuna, ero anche ribelle al pregiudizio ed al luogo comune, così un giorno decisi di “sfidare la sorte”. Iniziai a rallentare. Ad alzare lo sguardo. E passo dopo passo, con sorpresa, quei malfamati vicoli senza sole diventarono la melodia più accogliente. Si tinsero di colore umano, offrendomi un ventre materno popolato di sorrisi nuovi e d’inverosimile generosità.»
Quello di Stefania Adami è un adagio con tinte barocche; la fotografa mette sulle righe del suo pentagramma opulenza, ricchezza e drammaticità del quotidiano. Il risultato è squillante. C’è in ogni suo scatto, in ogni posa, un certo compiacimento da parte di tutti i protagonisti/artefici della foto, sia della persona ritratta che si è concessa, sia del fotografo che con lei ha già tessuto un’intesa. È dal primo dopoguerra che il “basso” napoletano diventa il soggetto di tanti fotografi.
Vale a dire “chilli vascie”. «Nire, affummecate… – dice Filumena Marturano – addò ‘a stagione nun se respira p’’o calore pecché ‘a gente è assaie, e ‘a vierne ‘o fridde fa sbattere ‘e diente… Addò nun ce sta luce manco a mieziuorno…» Erano foto di denuncia sociale. Forse non sono servite, ed i “bassi” ci sono ancora. Sbirci dentro: ci sono tutti gli agi e le comodità della modernità. Diventano allora per tanti fotografi soltanto una curiosità, una “napoletanata” sulla quale sorridere.
Stefania Adami non è mai caduta in tutte queste facili tentazioni. Non c’è nelle sue fotografie un taglio antropologico, non c’è divertimento né voglia di evidenziare la diversità o il ridicolo. C’è soltanto un grande rispetto per la gente che nel tempo ha cominciato a conoscere, creando dei rapporti umani e solidali. Sono regole imprescindibili, da rispettare se davvero si vuole amare la gente di un paese.
Stefania Adami fotografa dall’età di undici anni. Nasce nel tempo in lei una spiccata passione per la fotografia di reportage, intesa soprattutto come strumento d’incontro, appunto, degli altri.
Numerose le mostre personali e collettive in tutta Italia e le pubblicazioni di libri fotografici. L’opera “L’inquiLinea del 2014” è esposta in via permanente nel Museo a cielo aperto di “Bibbiena Città della Fotografia”. Nel 2018 le viene assegnato il titolo di Fotografo dell’anno FIAF. Nel 2022, con “Adagio Napoletano” si aggiudica il premio “Fosco Maraini”. Nel 2023 la Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche, la nomina “Maestro della Fotografia Italiana”
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