“Le tele di Penelope” di Danilo Maestosi in esposizione a Roma nel Museo Andersen

Venerdì 29 settembre alle ore 17,00 (presentazione alla stampa alle ore 11,30), sarà inaugurata a Roma, negli spazi del Museo Hendrik...

Venerdì 29 settembre alle ore 17,00 (presentazione alla stampa alle ore 11,30), sarà inaugurata a Roma, negli spazi del Museo Hendrik Christian Andersen, in via Pasquale Stanislao Mancini 20, diretto da Maria Giuseppina di Monte e afferente alla Direzione Musei Statali della città di Roma diretta da Massimo Osanna, la mostra “Danilo Maestosi. Le tele di Penelope. Partitura a schema libero in 5 movimenti”, allestita  a cura di Erminia Pellecchia con la collaborazione di Maddalena Paolillo.

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La mostra rappresenta un viaggio tra l’età omerica e il nostro presente percorso attraverso la figura di Penelope, presa in prestito da Danilo Maestosi per raccontare, insieme alla storia della moglie di Ulisse, la sua e la nostra storia. Un viaggio nel tempo, come tutte le mostre dell’artista romano, e la chiusura di un ciclo iniziato tre anni fa, dalla fine del 2019 al 2022 e che ora lo porta verso altre scene, cercando il contatto con le opere del Museo Andersen e la «città ideale» sognata dal pittore norvegese.

Il titolo dell’esposizione richiama la scansione in cinque movimenti – “La Notte Armata”, “Io Siamo”, “Com’è profondo il mare”, “La Notte”, “Penelope” – della narrazione voluta da Danilo Maestosi, pittore e giornalista classe 1944, lontana dalla seduzione della figurazione ma costruita in una sequenza, comunque riconoscibile e marcata, di 35 opere (tecnica mista su tavola, per lo più nel formato minimalista del quadrato) finalizzata a stimolare  una riflessione sul senso dell’arte.

La mostra delle tele di Penelope è come un filo teso tra abissi di speranza, orrore e attesa. Penelope è la pittura, lo strumento attraverso il quale Maestosi prova a demolire le nostre prigioni, il gesto di fantasia per immaginare un futuro possibile disfacendo e cercando forme, proprio come fa l’eroina greca che, nel rito creativo di tessere e scucire la sua tela infinita, prova a impadronirsi del proprio destino. 

“Quella di Penelope, spiega Danilo Maestosi nell’informare che ha aggiunto alla mostra il quadro ‘Il fulmine sepolto’, frutto di una suggestione rubata ad una mostra di antichi bronzi votivi ancora in scena al Quirinale, è la sensazione di essersi arresa al suo destino di moglie in attesa, proprio mentre cominciava a scoprirsi diversa: aver accettato il massacro dei Proci e la vendetta di Ulisse consumata con il linciaggio delle sue ancelle, e aver collaborato a nasconderne le tracce”.

 “L’attualizzazione dell’arcaicità del mito, fino a renderlo potentemente contemporaneo, è realizzata attraverso alcuni temi simbolo: il tempo, rappresentato dalla tela della filatrice Penelope che tesse il destino; le donne, quelle del passato che come quelle di oggi possono essere vittime della violenza, elette a icona di tutte le persone che subiscono sopraffazioni; la guerra, intesa come conflitto geopolitico ma anche come ferita non rimarginabile dell’umanità”.              

La mostra, scrive la curatrice Erminia Pellecchia, “è un viaggio tra l’età omerica e il nostro presente lacerato, attraverso la figura di Penelope, presa in prestito da Danilo Maestosi per raccontare, insieme alla storia della sposa di Ulisse, la sua, la nostra storia. Un viaggio nel tempo, come tutte le mostre dell’artista romano, e la chiusura di un ciclo iniziato tre anni fa e che ora lo porta verso altre scene, cercando il contatto con le opere del Museo Andersen e la «città ideale» sognata dal pittore norvegese”.

 “Il progetto di Danilo Maestosi  è avvincente e misterioso – sottolinea Maria Giuseppina Di Monte, direttrice del Museo – la sua rilettura del mito  di Penelope, che rinvia allo scorrere del tempo nelle due dimensioni sincronica e diacronica di tempo umano e tempo mitico, è un’affascinante viaggio nella storia e nella memoria ma al contempo una riflessione sul momento presente, afflitto da molti mali: dalla guerra in Ucraina al conflitto fra l’uomo e la donna, che è sempre più spesso vittima di soprusi e violenze,  alla riflessione sulla politica e sulla società che rivelano il suo interesse verso la contemporaneità  di cui si è sempre occupato  come giornalista.  I temi che Maestosi affronta con sensibilità e talento creano la trama e l’ordito della sua pittura in cui il colore assume connotazioni simboliche contribuendo a sbrogliare quella matassa che Penelope aveva così sapientemente tessuto”.

La mostra resta aperta fino al prossimo 29 ottobre dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.00; ultimo ingresso ore 18.30. 

Nel catalogo della mostra testi critici di Ennio Calabria, Nicola Fano e Stefania Zuliani.

Valentina Di Luzio

Valentina Di Luzio