“Sarebbe imprudente considerare la Libia come una scommessa vinta. Sono stati fatti passi avanti ma ci sono ancora contraddizioni, problemi aperti e rischi di passi indietro.
C’è la consapevolezza che la situazione potrebbe tornare ad essere precaria”. Per l’Italia, più degli altri Paesi, “l’unità della Libia sta davvero a cuore, ed è questo il momento di tentare uno sforzo diplomatico per una intesa con le forze del generale Aftar” a vantaggio del governo Serraj appoggiato dalla comunità internazionale.
E’ questa la posizione del governo italiano illustrata martedì 14 giugno 2016 a Roma dal ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni, durante l’incontro “Crisi in Libia. GUARDA LE FOTO Una mappa per uscirne”, organizzato dall’Istituto Affari Internazionali. “E’ un mosaico molto complicato da rimettere insieme”, ha affermato Gentiloni. Il bandolo della matassa è il sostegno alla stabilizzazione del governo Serraj e la costruzione del consenso internazionale”. Attualmente il nuovo governo, che si è insediato settantacinque giorni fa, “ha preso possesso di 8 ministeri a Tripoli”, ha spiegato Gentiloni. Questo ha innescato dinamiche bilaterali, anche con l’Italia.
A Tripoli la situazione appare calma. Eccezion fatta per alcuni casi, non si sono verificati particolari episodi di violenza e sono stati fatti passi in avanti nella collaborazione con gli enti petroliferi. E’ stata istituita la Guardia presidenziale, anche se il percorso è lento, perché è importante che sia esentata dall’embargo sulle armi”. Nel frattempo, da parte del primo ministro Serraj, sono arrivate due richieste indirizzate all’Unione Europea. Aggiungere due compiti alla missione navale europea: addestramento in alto mare della guardia costiera libica e collaborazione nel controllo delle violazioni dell’embargo.
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