20 anni senza Martin Balsam

 Vent’anni fa, il 13 febbraio 1996, moriva a Roma Martin Balsam. Nato a New York (nel Bronx) nel novembre 1919,...

Un fotogramma del film "La parola ai giurati"
Martin Balsam

 Vent’anni fa, il 13 febbraio 1996, moriva a Roma Martin Balsam.

Nato a New York (nel Bronx) nel novembre 1919, si diploma alla “DeWitt Clinton High School” (dove faceva anche parte del club teatrale), studia drammaturgia presso la “New School for Social Research” e, durante la Seconda guerra mondiale, si arruola in aviazione.

Nel ’47 viene selezionato per l’Actors’ Studio (fondata l’anno avanti da Elia Kazan e Lee Strasberg) e comincia un’intensa attività teatrale e televisiva. Al cinema esordisce nel ’54, in un ruolo secondario (interpreta l’assistente dell’ispettore di polizia che indaga sui traffici dei gangsters del porto di New York) in Fronte del porto di E. Kazan e da allora, per circa quarant’anni appare in numerosi film, alcuni fra i quali molto conosciuti. Attore garbato e molto versatile, lo ricordiamo nel ruolo del paziente e riflessivo giurato numero uno (il presidente della giuria) ne La parola ai giurati (Sidney Lumet, 1957), del sergente Baker ne Il fronte del silenzio (1957), unico film diretto da Karl Malden, del reporter MacKeeley in Al Capone (Richard Wilson, 1959), del detective Arbogast (uno fra i suoi ruoli più noti) nel celeberrimo Psyco (1960) di Alfred Hitchcock, di Berman in Colazione da Tiffany (Blake Edwards, 1961), del tenace ispettore Dutton nell’inquietante Il promontorio della paura (Jack Lee Thompson, 1962), di Paul Girard in Sette giorni a maggio (John Frankenheimer, 1964), di Bernard Norman ne L’uomo che non sapeva amare (Edward Dmytryk, 1964), di Arnold Burns ne L’incredibile Murray – L’uomo che disse di no (Fred Coe, 1965), con cui vince l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista, del messicano Henry Mendez nel western Hombre (Martin Ritt, 1967), tratto dall’omonimo racconto di Elmore Leonard, dell’ammiraglio Kimmel nel bellico Tora! Tora! Tora! (Richard Fleischer, 1970), di Merriweather nel western Piccolo grande uomo (Arthur Penn, 1970), del ladro Haskins in Rapina record a New York (S. Lumet, 1971), dell’ex conducente di metropolitana divenuto complice dei criminali ne Il colpo della metropolitana – Un ostaggio al minuto (Joseph Sargent, 1974), di Bianchi, il dirigente della ferrovia amico di Hercule Poirot (interpretato da Albert Finney) nel celebre Assassinio sull’Orient Express  (S. Lumet, 1974), tratto dall’omonimo libro di Agatha Christie, del giornalista Howard Simons in Tutti gli uomini del presidente (Alan J. Pakula, 1976), del generale Bello in Cuba (Richard Lester, 1979), del giudice in Cape Fear – Il promontorio della paura (Martin Scorsese, 1991), remake dell’omonimo e già citato film di J. L. Thompson del 1962.

Dagli anni Cinquanta fino agli Ottanta appare inoltre in uno o più episodi di vari telefilm americani, quali Studio One, Alfred Hitchcock Presenta, Gli intoccabili, Ai confini della realtà, Carovane verso il West, La parola alla difesa, Il dottor Kildare, Sulle strade della California, L’uomo da sei milioni di dollari, Kojak, Quincy, La signora in giallo, e altri.

Nel ’60 lavora per la prima volta in Italia  interpretando il ruolo del sergente Quintino Fornaciari in Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini. Sei anni dopo vi fa ritorno per lavorare in Caccia alla volpe (1966) di Vittorio De Sica. Dopodiché, a partire dall’inizio degli anni Settanta, apparirà in numerosi altri film italiani. Ricordiamo Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica (1971) di Damiano Damiani, La colonna infame (1972) di Nelo Risi, Imputazione di omicidio per uno studente (1972) di Mauro Bolognini, Il vero e il falso (1972) di Eriprando Visconti, Il consigliori (1973) di Alberto De Martino, Corruzione al Palazzo di Giustizia (1974) di Marcello Aliprandi, Il tempo degli assassini (1975) di Marcello Andrei, Gardenia il giustiziere della mala (1979) di Domenico Paolella (1979), L’avvertimento (1980) di D. Damiani, La sporca insegna del coraggio (1987) di Tonino Valerii, L’ultima partita (1990) di Fabrizio De Angelis, Soldato ignoto (1995) di M. Aliprandi, suo ultimo film.

Alessandro Poggiani

Alessandro Poggiani

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da vent'anni circa, ha lavorato come battitore per libri, saggi ed articoli, e come segretario di produzione per un docufilm su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore, con la Dino Audino editore e con AGR. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e fotografo in occasione di incontri, dibattiti, presentazioni di libri, fiere librarie, vernissages e spettacoli teatrali.