È stata premiata con l’Oscar alla Carriera al Ray Dolby Ballroom dell’Hollywood & Highland Center di Los Angeles, nell’ambito dell’undicesimo Governors Awards dell’Academy, la grande regista italiana, prima donna della storia ad ottenere una Nomination all’Oscar (nel 1977, per la Miglior Regia di “Pasqualino Settebellezze”).
Nata a Roma nell’agosto 1928 da famiglia aristocratica di lontane origini svizzere, Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Soanol von Braueich – meglio nota con il nome d’arte Lina Wertmüller – si diploma giovanissima all’Accademia teatrale diretta da Pietro Sharoff e lavora nella compagnia di burattini di Maria Signorelli, e, in teatro, con Pietro Garinei, Sandro Giovannini e Giorgio De Lullo.
Negli anni Cinquanta realizza varie regie radiofoniche e televisive.
Al cinema esordisce come assistente di Federico Fellini alla regia di 8½ (1963) e, nello stesso anno, firma la sua prima regia, I basilischi (1963) – di cui cura anche soggetto e sceneggiatura -, ritratto di un gruppo di vitelloni nella provincia del Sud, ironico spaccato della realtà italiana dell’epoca, girato in buona parte a Palazzo San Gervasio (PZ), paese d’origine di suo padre, e che viene accolto positivamente dalla critica, facendole ottenere la Vela d’Argento al Locarno Festival.
Passa alla regia televisiva del fortunato sceneggiato musicale Il giornalino di Gianburrasca (1964-65, otto episodi), tratto dal romanzo omonimo per ragazzi di Vamba (nome d’arte di Luigi Bertelli), con musiche di Nino Rota dirette da Luis Bacalov, e con protagonista Rita Pavone in vesti maschili.
Dopo Questa volta parliamo di uomini (1965) dirige nuovamente – sotto lo pseudonimo di George H. Brown – R. Pavone nei musicarelli Rita la zanzara (1966) e Non stuzzicate la zanzara (1967).
L’anno seguente fa un’incursione nel western firmando (usando lo pseudonimo Nathan Wich) insieme a Piero Cristofani Il mio corpo per un poker (1968).
Negli anni Settanta dirige Mariangela Melato e Giancarlo Giannini nei celebri Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza” (1973) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974), fino a Pasqualino Settebellezze (1975) candidato a quattro premi Oscar.
Seguono La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978), Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978), Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada (1983), Sotto… sotto… strapazzato da anomala passione (1984), Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1985), Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (1986), In una notte al chiaro di luna (1989), Sabato, domenica e lunedì(1990), tratto dalla commedia omonima di Eduardo De Filippo,Io speriamo che me la cavo (1992), tratto dal libro omonimo di Marcello D’Orta, Ninfa Plebea (1996), dal romanzo omonimo di Domenico Rea, Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica (1996), Ferdinando e Carolina (1998), Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004).
Nell’86 si dedica per la prima volta al teatro lirico con la regia della Carmen di Georges Bizet, che inaugura la stagione lirica 1986/87 del Teatro San Carlo di Napoli, ripresa in diretta su Rai 1.
Nel ’97 dirige una Bohème all’Opera di Atene.
In televisione realizza vari film tv (È una domenica sera di novembre – 1981 -, dedicato al terremoto dell’Irpinia del novembre 1980, Il decimo clandestino– 1989 -, Francesca e Nunziata -2002 – , con Sophia Loren e Giancarlo Giannini, Mannaggia alla miseria – 2009), Bari (1989), episodio del documentario 12 registi per 12 città, Vivaldi (1993), episodio della serie tv documentaristica L’encyclopédie audio-visuelle, il cortometraggio documentaristico Roma, Napoli, Venezia… in un crescendo rossiniano (2014).
Come sceneggiatrice, ha scritto Città violenta (1970) di Sergio Sollima, Fratello sole, sorella luna (1972) di Franco Zeffirelli, la miniserie tv Nessuno deve sapere (1972) di Mario Landi, Cari genitori (1973) di Enrico Maria Salerno.
Nel 2010 riceve il David di Donatello alla Carriera.
Lina Wertmüller è anche autrice dei libri Essere o avere. Ma per essere devo avere la testa di Alvise su un piatto d’argento (Rizzoli, 1981), Iris e lo sceicco, ovvero sceicco e femministe, ovvero storia d’evasione e d’oriente (Nuova Eri, 1988), con illustrazioni di Milo Manara, Avrei voluto uno zio esibizionista (Mondadori, 1990, Alì Baba e il destino giocatore spericolato e spesso baro (Guida, 1992), l’autobiografia Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Espanol von Brauchich cioè Lina Wertmüller (Frassinelli, 2006), Tutto a posto e niente in ordine (2012).