Sean Connery compie 86 anni

Sean Connery il 25 agosto 2016 ha compiuto ottantasei anni. L’attore scozzese, dopo aver interpretato sette volte il ruolo di...

foto Carlo Riccardi
Sean Connery alla fine degli anni Settanta

Sean Connery il 25 agosto 2016 ha compiuto ottantasei anni.

L’attore scozzese, dopo aver interpretato sette volte il ruolo di James Bond, una volta scrollatosi di dosso il personaggio dell’agente 007, ha vissuto una “seconda giovinezza” artistica negli anni Ottanta, vincendo anche un Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Gli intoccabili, per poi annunciare, nel 2005, il ritiro dalle scene.

Dopo aver interpretato numerosi ruoli secondari in vari film (fra cui ricordiamo Il bandito dell’Epiro – 1957 – di Terence Young, I piloti dell’inferno – 1958 – di Cy Endfield, in cui lavora con Patrick McGoohan, il disneyano Darby O’Gill e il re dei folletti – 1959 – di Robert Stevenson – futuro regista di Mary Poppins, F.B.I. Operazione gatto, Il fantasma del pirata Barbanera, e Un maggiolino tutto matto -,  Il terrore corre sul fiume – 1959 – di John Guillermin, in cui lavora con Anthony Quayle nel ruolo del “cattivo” avversario di Tarzan – interpretato da Gordon Scott -, Scotland Yard sezione omicidi – 1961 – di John Lemont, e il bellico Il giorno più lungo – 1962 – di Ken Annakin), si afferma con sei film: Agente 007 – Licenza di uccidere (1962) di Terence Young, in cui lavora con Ursula Andress, Agente 007 – Dalla Russia con amore (1963), anch’esso diretto da Terence Young e in cui lavora con la grande attrice di teatro austriaca Lotte Lenya (vedova di Kurt Weill ed ex Jennie de L’opera da tre soldi – 1929 – di Bertolt Brecht), Agente 007 – Missione Goldfinger (1964) di Guy Hamilton, in cui recita con Honor Blackman e Gert Fröbe, Agente 007 – Thunderball (1965) di Terence Young, in cui lavora con Adolfo Celi, Agente 007 – Si vive solo due volte (1967) di Lewis Gilbert, Agente 007 – Una cascata di diamanti (1971) di Guy Hamilton.

Film che, sia pur inframezzati da titoli quali Marnie (1964) di Alfred Hitchcock, in cui lavora con Tippi Hedren e Diane Baker, La donna di paglia (1964) di Basil Dearden, in cui recita con Gina Lollobrigida, il drammatico La collina del disonore (1965) di Sidney Lumet, in cui lavora con Michael Redgrave, la commedia Una splendida canaglia (1967) di Irvin Kershner, e il western Shalako (1968) di Edward Dmytryk, in cui recita con Brigitte Bardot, fanno di Sean Connery il James Bond per eccellenza.

Negli anni Settanta interpreta film quali I cospiratori (1970) di Martin Ritt, in cui sfida l’irlandese Richard Harris in una “gara di bravura” in cui, obiettivamente, stabilire un “vincitore” sarebbe impresa piuttosto ardua, Rapina record a New York (1971) di Sidney Lumet, film d’esordio di un giovane Christopher Walken, l’inquietante Riflessi in uno specchio scuro (1973), anch’esso diretto da Sidney Lumet e considerato una fra le migliori performances della sua intera carriera, Zardoz (1973) di John Boorman, di cui rimane memorabile il suo look (completamente calvo e con i baffoni), il celebre Assassinio sull’Orient Express (1974) di Sidney Lumet, tratto dall’omonimo libro (1934) di Agatha Christie e in cui lavora con Vanessa Redgrave, Albert Finney, Ingrid Bergman e Richard Widmark, Ramsom, stato di emergenza per un rapimento (1974) di Nils Tahivik, in cui recita con Ian McShane, L’uomo che volle farsi re (1975) di John Huston, in cui lavora con Michael Caine, Il vento e il leone (1975) di John Milius, Robin e Marian (1976) di Richard Lester, in cui recita con Audrey Hepburn, Robert Shaw, Nicol Williamson e, per la seconda volta, con Richard Harris, Il prossimo uomo (1977) di Richard C. Sarafian, Cuba (1979) di Richard Lester, il catastrofico Meteor (1979) di Ronald Neame.

Negli anni Ottanta la seconda fase della sua carriera comincia ancora con James Bond (Mai dire mai – 1982 – di Irvin Kershner, remake del già citato Agente 007 – Thunderball), mentre film quali Cinque giorni, una estate (1982) di Fred Zinnemann, Higlander – L’ultimo immortale (1984) di Russell Mulcahy, e Il nome della rosa (1986) di Jean-Jacques Annaud, tratto dall’omonimo libro (1980) di Umberto Eco, segnano un’ascesa che culmina con Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma, in cui lavora con Kevin Costner, Andy Garcia e Robert De Niro e con cui vince un Oscar come Miglior Attore Non Protagonista, Il presidio – Scena di un crimine (1988) di Peter Hyams, Indiana Jones e l’ultima crociata (1989) di Steven Spielberg, in cui recita con Harrison Ford, e Sono affari di famiglia (1989) di Sidney Lumet, in cui lavora con Dustin Hoffman.

Il successo prosegue negli anni Novanta con ruoli molto differenti fra loro, ad ulteriore conferma e dimostrazione della sua grande versatilità. Ricordiamo Caccia a Ottobre Rosso (1990) di John McTiernan, tratto dall’omonimo libro di Tom Clancy, La casa Russia (1990) di Fred Schepisi, Robin Hood principe dei ladri (1991) di Kevin Reynolds, in cui lavora per la seconda volta con Kevin Costner interpretando Re Riccardo Cuor di Leone, Mato Grosso (1992) di John McTiernan, Sol Levante (1993) di Philip Kaufman, in cui interpreta un elegante poliziotto, il drammatico La giusta causa (1994) di Arne Glimcher, Il primo cavaliere (1995) di Jerry Zucker, in cui lavora con Julia Ormond, Richard Gere e Ben Cross interpretando Re Artù di Camelot, The Rock (1996) di Michael Bay, Scherzi del cuore (1998) di Willard Carrol, Entrapment (1999) di Jon Amiel, in cui lavora con una giovane Katherine Zeta Jones (reduce dal successo de La maschera di Zorro – 1998 – di Martin Campbell), Scoprendo Forrester (2000) di Gus Van Sant, la sua ultima grande performance.

Dopo il modesto La leggenda degli uomini straordinari (2003) di Stephen Norrington, nel 2005, all’età di settantacinque anni, annuncia ufficialmente la sua decisione di lasciare le scene e si ritira a vita privata.

Nel 2009 rifiuta di tornare al cinema per interpretare nuovamente – vent’anni dopo il già citato Indiana Jones e l’ultima crociata – il ruolo del padre di Harrison Ford nel quarto film della saga di Indiana Jones (Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo) affermando di “interpretare ogni giorno un unico ruolo: quello del giocatore di golf”.

 

Alessandro Poggiani

Alessandro Poggiani

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da vent'anni circa, ha lavorato come battitore per libri, saggi ed articoli, e come segretario di produzione per un docufilm su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore, con la Dino Audino editore e con AGR. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e fotografo in occasione di incontri, dibattiti, presentazioni di libri, fiere librarie, vernissages e spettacoli teatrali.